Ar doino, 39 anni è arrivato a Tether dopo un percorso più lineare. Originario di Cisano sul Neva, in provincia di Savona, si è appassionato all’informatica da piccolo. Ebbe il primo computer a sei anni: un Olivetti 386. “Ero così emozionato che l’ho detto a tutti i miei amici a scuola”, ha raccontato alla testata specializzata CoinDesk. “Ricordo che il mio insegnante di matematica mi sentì e rispose che i computer erano solo uno spreco di denaro e tempo e non sarebbero mai stati utili alle persone”.
Ha studiato matematica applicata all’informatica all’Università di Genova, dove ha lavorato per un periodo come ricercatore. “Guadagnavo 800 euro al mese”, ha raccontato al Corriere della Sera. “Ricercatore informatico a contratto e sottopagato come tanti altri. E c’era pure da pregare per ogni rinnovo di assegno di ricerca. Dopo due anni ho deciso di mollare tutto”.
Allora si è avvicinato alla finanza. La prima esperienza, ha detto al sito svizzero Ticinonline, l’ha fatta a Lugano, poi si è trasferito a Londra per avviare una startup di servizi tecnologici legati alla finanza. Voleva “innovare un sistema finanziario che è molto antiquato, ancora appiccicato con spago e chewing-gum, quanto a processi e tecnologia”, ha detto al Corriere. È entrato in Bitfinex nel 2014 come sviluppatore. Due anni più tardi è diventato chief technology officer, quindi ha assunto la stessa carica in Tether. È stato nominato ad nell’ottobre 2023. Ha la sua base a Lugano, ma viaggia “il 95% del tempo”.
Se Devasini è la mente di Tether, Ardoino è il tecnico. Il primo non parla quasi mai con la stampa, il secondo è il volto pubblico della società. È stato Ardoino a spiegare a Ticinonline che i mercati interessanti per l’azienda non sono l’Europa o gli Stati Uniti, ma il Sud America, l’Africa e l’Asia. “È lì che vediamo il futuro delle criptovalute”, ha detto. Il cliente tipo non è “il trader di Wall Street che manda soldi da una banca all’altra”, ma “il normale cittadino che vive in un mercato emergente, in un Paese in via di sviluppo, che grazie a questa valuta ottiene l’accesso al dollaro”.
Oggi la capitalizzazione totale di Tether è di circa 105 miliardi di dollari. Il Ft l’ha definita “la valuta di riserva della criptoeconomia globale”. Forbes.com ha riassunto così il modello di business della società: i clienti consegnano all’azienda dollari statunitensi in cambio di un token coniato dall’azienda stessa, chiamato Usdt. Tether detiene garanzie collaterali, sotto forma di buoni del Tesoro, fondi comuni, bitcoin o prestiti garantiti. Su queste ‘riserve’ guadagna il rendimento di mercato.
I quattro nuovi miliardari delle stablecoin
Negli ultimi anni Tether, la cui capogruppo ha sede nelle Isole Vergini Britanniche, è stata attaccata più volte delle autorità statunitensi. Una delle principali ragioni è la trasparenza sulle riserve. Fino al febbraio 2019, la società dichiarava di possedere un dollaro per ogni token emesso. In seguito ha cambiato versione e ha detto che ogni token è ‘sostenuto’ da attività in dollari. Un’altra questione è la natura dei rapporti fra Tether e Bitfinex.